SINOSSI

Romanzo autobiografico dello scrittore in cui narra l’esilio, tra il 1935 ed il 1936, in un piccolo paese del sud Italia, infestato dalla malaria, abbandonato dallo Stato ed anche da Cristo, a cui fu costretto per essere contrario al regime fascista che regnava nella penisola.
Gagliano, un comune della provincia di Matera, in Basilicata, che in realtà si chiama Aliano, è un luogo povero, arido e quasi deserto, di contadini e streghe che vivono di superstizioni, rituali magici e del lento e monotono scorrere del tempo. E quando lo scrittore, che è anche medico e pittore, entra a far parte di quella triste realtà rurale, la sua esperienza lo porta a fare una profonda riflessione sui problemi del sud Italia, sotto diversi aspetti, che sembrano impossibili da risolvere, anche per lo stesso Stato.

RECENSIONE

Più che un romanzo, è una testimonianza diretta di una esperienza personale che fa abbastanza riflettere su questioni politiche e sociali irrisolte che ancora risaltano un grande contrasto tra il nord e il sud Italia. Le vicende che narra l’autore sono a tratti divertenti e bizzarre e a tratti tristi e deprimenti, ma dopo questa lettura altalenante si ha come l’impressione di non conoscere una parte importante della storia dei tempi del fascismo, che non si studia nei libri di scuola.

TECNICA LETTERARIA

Il narratore è lo stesso autore che racconta in prima persona, attraverso il discorso diretto ed indiretto, i fatti di cui è testimone. Il resto dei personaggi che popolano la storia sono descritti con un’accurata scelta di aggettivi che li rendono “visibili” agli occhi del lettore. I dialoghi sono riportati indirettamente, ma la loro assenza non toglie fluidità alla narrazione, piuttosto il contrario dato che il registro di scrittura dell’autore è ciò che rende questo racconto interessante. Infine, per quanto riguarda i luoghi in cui si svolgono le vicende, sono così ben descritti che si riescono a sentire quelle sensazioni di cui parla.