Dopo un litigio con i suoi genitori, Cosimo Piovasco di Rondó, un ragazzino di dodici anni figlio di una nobile famiglia ligure di Ombrosa, si arrampica su un albero del giardino di casa e da quel momento decide di non voler più scendere per il resto della sua vita. Suo fratello minore Biagio racconta le avventure di Cosimo nei boschi in un periodo storico di grandi cambiamenti: il Settecento, che influiranno anche nella vita quotidiana del protagonista, il quale studierà filosofia, lotterà contro i pirati turchi, si innamorerà e conoscerà Napoleone Bonaparte senza mai mettere piede per terra, ed il suo stile di vita alternativo diventerà presto famoso anche oltre i confini italiani.
È una storia a tratti inverosimile e a tratti un po’ bizzarra. Intrattiene ma annoia un po’. Poi verso la fine incuriosisce, perché nonostante il rapporto di antipatia e simpatia che si crea con il protagonista, ci si chiede se finalmente si deciderà a scendere dall’albero.
L’autore ha usato il narratore in terza persona che racconta meticolosamente ogni paradossale peripezia del protagonista, ma anche il narratore in prima persona che in certe occasioni sente la necessità di esporre personalmente i fatti. Questa scelta rende più ampio il punto di vista della storia, evitando di annoiare il lettore con una visione unica e già ben definita fin dal principio.
In quanto ai personaggi secondari, l’autore si sofferma di più sul loro comportamento che sull’aspetto fisico, come se questo bastasse a visualizzare una persona, e sorprendentemente è così. Le loro descrizioni e i dialoghi aiutano ad immaginare i bizzarri individui che appaiono nei diversi capitoli e rendono più scorrevole la lettura che, in certi momenti, rallenta per la narrazione di alcune scene che allungano eccessivamente la storia.